PULIRE SENZA SPORCARE #1 – Conosciamo i detersivi

L’uso dei detersivi per la pulizia della casa, il bucato ed il lavaggio di piatti e stoviglie è ormai un’attività quotidiana, con decine di prodotti specifici e multiuso che ci vengono continuamente proposti.

L’antenato dei moderni detersivi è il sapone di marsiglia, nato in Francia nel XII secolo. Dagli anni ’40, con l’introduzione dei detersivi moderni a base di tensioattivi, il suo impiego si è ridotto, ma non è del tutto scomparso.

Più in particolare, i principali costituenti di un detersivo “moderno”, ad esempio per il bucato, sono i seguenti:

• Tensioattivi, ovvero sostanze capaci di “sciogliere” lo sporco. Il tensioattivo è una molecola con due estremità, una idrofila (con affinità per l’acqua) ed una idrofoba (con affinità per lo sporco da rimuovere). I tensioattivi possono essere di derivazione petrolchimica, mista o vegetale. I primi inquinano fiumi e mari poiché ostacolano lo scambio di ossigeno con l’atmosfera ed il passaggio di sostanze gassose prodotte dalla decomposizione del materiale organico presente nell’acqua, con il rischio di distruggere interi ecosistemi.
• Sequestratori di durezza, ovvero composti che, legandosi agli ioni di calcio e di magnesio (i sali responsabili della durezza dell’acqua), permettono al detersivo di agire meglio. Infatti, più l’acqua è dura, maggiore sarà il quantitativo di detersivo richiesto per il lavaggio poiché gli ioni di calcio e di magnesio si legano ai tensioattivi, riducendone l’efficacia. Molti sequestratori di durezza utilizzati nei comuni detersivi sono composti poco biodegradabili, come ad esempio l’EDTA (acido etilendiamminotetraacetico) ed i policarbossilati.
• Profumi, ovvero quei componenti che conferiscono un profumo piacevole al bucato. Sono solitamente composti di origine sintetica e fonte di forte inquinamento, nonché collegabili ad allergie e intolleranze.
• Enzimi, ovvero delle proteine prodotte da organismi viventi spesso utilizzate per favorire le reazioni biochimiche ed aumentare così la capacità pulente dei detergenti, anche a temperature più basse. Possono essere presenti sia nei detersivi ecologici che in quelli convenzionali, e sono biodegradabili.
• Conservanti, ovvero quei composti per preservare il prodotto nel tempo. A questa categoria appartengono diverse sostanze potenzialmente dannose per la salute e inquinanti.
• Sbiancanti, ovvero quei componenti dedicati allo sbiancamento o all’illusione dello sbiancamento del capo. Appartengono a 3 categorie:
– Sbiancanti a base di cloro, persistenti nell’ambiente ed in grado di generare composti complessi e tossici;
– Sbiancanti a base di ossigeno (o perborati o percarbonati), facilmente decomponibili e non pericolosi per l’ambiente acquatico;
– Sbiancanti ottici ed azzurranti: sono quei componenti che, una volta depositati sul tessuto, assorbono parte della radiazione incidente e la riflettono a lunghezze d’onda più lunghe. In particolare, rendono lo spettro riflesso più ricco di azzurro e quindi il tessuto apparentemente più bianco. Il loro effetto schiarente è, quindi, solo apparente (sbiancamento ottico) e, per di più, non lavano ma, restando sui tessuti, li “sporcano”. Gli sbiancanti ottici sono stati associati a irritazioni ed eczemi.
• Coloranti, a volte presenti nei detersivi per conferire a questi un aspetto più gradevole.